domingo, 22 de junio de 2014

Il Manifesto Del Futurismo & Il Manifesto Del Futurismo - FILIPPO TOMMASO MARINETTI

Il Manifesto Del Futurismo


  1. Queremos cantar el amor al peligro, al hábito de la energía y a la temeridad.
  2. El coraje, la audacia y la rebeldía serán elementos esenciales de nuestra poesía.
  3. La pintura y el arte ha magnificado hasta hoy la inmovilidad del pensamiento, el éxtasis y el sueño, nosotros queremos exaltar el movimiento agresivo, el insomnio febril, la carrera, el salto mortal, la bofetada y el puñetazo.
  4. Afirmamos que el esplendor del mundo se ha enriquecido con una belleza nueva: la belleza de la velocidad. Un coche de carreras con su capó adornado con grandes tubos parecidos a serpientes de aliento explosivo... un automóvil rugiente que parece que corre sobre la metralla es más bello que la Victoria de Samotracia.
  5. Queremos alabar al hombre que tiene el volante, cuya lanza ideal atraviesa la Tierra, lanzada ella misma por el circuito de su órbita.
  6. Hace falta que el poeta se prodigue con ardor, fausto y esplendor para aumentar el entusiástico fervor de los elementos primordiales.
  7. No hay belleza sino en la lucha. Ninguna obra de arte sin carácter agresivo puede ser considerada una obra maestra. La pintura ha de ser concebida como un asalto violento contra las fuerzas desconocidas, para reducirlas a postrarse delante del hombre.
  8. ¡Estamos sobre el promontorio más elevado de los siglos! ¿Por qué deberíamos protegernos si pretendemos derribar las misteriosas puertas del Imposible? El Tiempo y el Espacio morirán mañana. Vivimos ya en lo absoluto porque ya hemos creado la eterna velocidad omnipresente.
  9. Queremos glorificar la guerra - única higiene del mundo-, el militarismo, el patriotismo, el gesto destructor de los anarquistas, las ideas por las cuales se muere y el desprecio por la mujer.
  10. Queremos destruir los museos, las bibliotecas, las academias variadas y combatir el moralismo, el feminismo y todas las demás cobardías oportunistas y utilitarias.
  11. Cantaremos a las grandes multitudes que el trabajo agita, por el placer o por la revuelta: cantaremos a las mareas multicolores y polifónicas de las revoluciones en las capitales modernas; cantaremos al febril fervor nocturno de los arsenales y de los astilleros incendiados por violentas lunas eléctricas; a las estaciones ávidas devoradoras de serpientes que humean, en las fábricas colgadas en las nubes por los hilos de sus humaredas; en los puentes parecidos a gimnastas gigantes que salvan los ríos brillando al sol como cuchillos centelleantes; en los barcos de vapor
Es desde Italia donde lanzaremos al mundo este manifiesto nuestro de violencia atropelladora e aventureros que huelen el horizonte, en las locomotoras de pecho ancho que pisan los raíles como enormes caballos de acero embridados de tubos y al vuelo resbaladizo de los aviones cuya hélice cruje al viento como una bandera y parece que aplauda como una loca demasiado entusiasta.incendiaria, con el cual fundamos hoy el "futurismo", porque queremos liberar este país de su fétida gangrena de profesores, de arqueólogos, de cicerones y de anticuarios.

Ya durante demasiado tiempo Italia ha sido un mercado de antiguallas. Nosotros queremos liberarla de los innumerables museos que la cubren toda de cementerios innumerables.
Filippo (caretula) Tommaso Marinetti, "Le Figaro", 20 de febrero de 1909



El Manifiesto Futurista fue el texto que configuró las bases del movimiento futurista escrito por el poeta Italiano Filippo Tommaso Marinetti acabando 1908 y publicado en Le Figaro en Francia1909.
La publicación de este manifiesto supone la inauguración del movimiento futurista y sentaría precedente para otras vanguardias como el Manifiesto surrealista.
El manifiesto es una nítida captura de la evolución cultural italiana al comienzo del siglo XX y muestra cómo parte de la vanguardia intelectual con el paso de los años habría contribuido al nacimiento del fascismo, aunque el futurismo y fascismo están separados en el tiempo, aquel apuntaba ideas como la violencia extrema que este manifiesto contiene, pudo ayudar a explicar por qué el fascismo sería la oportunidad de usar con éxito su estilo y aspecto típicamente nacionalista. Esto hace referencia al futuro.






Di seguito viene dato il sommario del libro nell'edizione originale (francese)
  • 1. En volant sur le cœur de l'Italie
Il poeta, colto da un improvviso orrore per la sua camera "a sei pareti, come una bara", decide di fuggire a bordo del suomonoplano. Dopo aver sorvolato l'Adriatico, "lago italiano", viene quasi sopraffatto dal "fetore tombale" che proviene da Roma. Si dirige quindi sulla Sicilia.
  • 2. Le conseils du Volcan
  • 3. Chez mon père le Volcan
Giunto in volo sulla cima dell'Etna, l'autore entra col suo monoplano nel cratere, per conferire col Vulcano stesso, vero simbolo (o prosopopea) del Genio creatore. (LE VOLCAN: "Je n'ai jamais dormi. Je travaille sans fin / Pour enrechir l'espace de chef-d'œuvre éphèmères"). Il Vulcano riconosce nel protagonista il suo figlio prediletto, battezzando lui e il suo monoplano nel fuoco. Il poeta comprende la sua missione: "mordre jusqu'au sang dans l'echine montagneuse de ma peninsule / pour qu'elle se mette sur pattes brusquement / et s'élance à l'assaut de l'Autriche" ("mordere a sangue la mia penisola nella sua schiena montuosa, affinché si rizzi bruscamente in piedi e si slanci all'attacco dell'Austria").
  • 4. Les batteries de soleils
Risalendo verso Roma, l'autore osserva orripilato un gruppo di "donne del popolo" che cerca di sabotare la ferrovie per impedire la partenza di figli e mariti per il fronte. Ma i loro sforzi sono vanificati dall'accecante "artiglieria del sole", nonché dallo stesso protagonista, che planando decapita più di un migliaio di donne con le ali del suo monoplano.
  • 5. La pêche du Grand Phoque verni
Giunto sopra il Vaticano, il protagonista aziona un congegno simile a "una mostruosa pinza di granchio" col quale rapisce ilPapa, creando panico tra vescovi e cardinali. Da questo momento in poi il pontefice, sgomento e tramortito, penzolerà dal monoplano, accompagnando il protagonista in tutto il suo viaggio.
  • 6. Les Moucherons politiciens
Dopo aver rapito il Papa, il protagonista si dirige verso Montecitorio, dove ferve il dibattito su un conflitto che sembra esser già stato dichiarato. Gruppi di studenti favorevoli alla guerra cercano di occupare il Parlamento. L'autore ironizza sulla classe politica, restia ad assumersi le responsabilità del conflitto, e in particolare sui socialisti, che non riconoscono il valore rivoluzionario della guerra imminente: "Avouez-vous, deputés socialistes, / que vous sentez tresaillir sous vos pieds la terre obscurément! / Le beau frisson aventureux a passé dans vos cœurs!" ("Confessate, deputati socialisti, che sentite tremare oscuramente la terra sotto i vostri piedi! Il fremito dell'avventura ha lasciato i vostri cuori!"). L'apparizione del protagonista, che mostra a studenti e politici il Papa prigioniero, risolve la contesa in favore dei primi.
  • 7. Les syndicats pacifistes
Esaurita la missione a Roma, è tempo di convertire anche Milano al verbo della "Guerra sola igiene del mondo". Nella città del nord, dove le officine si sforzano di "impestare il chiar di Luna con i loro miasmi", una folla di operai è raccolta intorno a un gruppo di oratori sindacalisti e anarchici, che esortano i lavoratori a "disobbedire agli assassini". Ma anche questa volta il protagonista riesce a controbattere e a portare il popolo dalla sua: "Sachiez donc que la guerre / est une façon de faire la grève! / [...] La guerre, c'est la riune du patron / qui ne s'enrichit guère dans la guerre". ("Sappiate che la guerra è un modo di far sciopero! La guerra è la rovina del padrone, che non vi si arricchisce affatto").
  • 8. Côte à côte avec la Lune
Prima di recarsi al fronte, il protagonista ha ancora il tempo di passare a salutare la sua donna (sempre in monoplano, naturalmente; e sempre con il Papa penzolante). È l'occasione per Marinetti di mettere in scena uno dei suoi cavalli di battaglia: il dissidio tra un animo delicato e femminile, acceso da una "inestinguibile sete di tenerezza", e una volontà di potenza maschile e crudele. Come accade a diversi personaggi dannunziani, il protagonista rischia di soccombere a una figura femminile che gli impedisce di dedicare le proprie forze a imprese più gloriose. "O Luxure, cupole rose d'une immonde latrine! / Je serai donc toujours le bidet orgueilleux / de l'Aventure, cette fausse cortisane? [...] Loin de la vulve, morne collège obligatoire!" (O Lussuria, cupola rosa di un'immonda latrina! Sarò dunque per sempre il bidet orgoglioso dell'Avventura, questa falsa cortigiana? [...] Via dalla vulva, triste collegio obbligatorio!").
  • 9. L'Execrable sommeil
  • 10. Les Licous du Temps et de l'Espace
Giunto infine sul fronte, il protagonista si adopera per evitare che i volontari "garibaldini" cedano alle lusinghe del "sonno esecrabile". Nell'attesa impaziente della battaglia, inizia una curiosa riflessione sulla possibilità dell'artista di trascendere i limiti dello Spazio e del Tempo (non è da escludere che Marinetti fosse a conoscenza, seppur molto approssimativamente, dei principi della Teoria della relatività ristretta).
  • 11. La bataille de Monfalcone ou le tombeau des Papes
La guerra ha finalmente inizio, con uno sbarco di garibaldini nei pressi di Monfalcone: l'autore copre lo sbarco bombardando dal cielo i sottomarini nemici. Del resto, per mandare in rotta gli austriaci è sufficiente esibire loro il pontefice appeso all'aeroplano: essendo "cattolici romani", gli austriaci non possono rischiare di colpirlo e devono ritirarsi. La battaglia è già vinta: non resta che disfarsi del carico ormai inutile.
"Ufficiali austriaci, vomitanti grondaie, voi meritate / che finalmente io lasci cadere / su voi il Santo Padre, / fetido sterco nero e greve, / caldo uscito dal mio sfintere di grande uccello d’Italia!..."

ENRIQUE SALUSTIANA / ALGUNOS POEMAS

ENRIQUE SALUSTIANA / ALGUNOS POEMAS

ENRIQUE SALUSTIANA


ALGUNOS POEMAS




PARTE

Quiero un guerra con muertos,
fragmentos humanos,
vísceras.
Con misiles,
aviones bombarderos,
minas, metrallas.

Quiero dos bandos y sus aliados.

Soldados mutilados,
degustados sin aliento
por las moscas,
los perros,
los gusanos.

Quiero un festín de llantos putrefactos.
Ciudades devastadas,
selladas por las costras
cuyo coro ruega clemencia
ante el exceso.

Quiero el horror
defecando sobre aquel cuyos hijos
se los tragó un cálculo mal hecho.

Campos sembrados con cruces, lápidas,
en donde nunca germinarán las almas.

Quiero una guerra justificada en nada
pero guerra al fin.
Y no un país fallecido,
borrado en balas
cuyas bajas
superen aquellas de una estúpida guerra.







 SANTO


El altar del santo se está quemando
sus velas son una epidemia
que lo ocultan.
La fe ardiente,
el miedo derretido,
la mecha agónica,
zigzaguea su fantasmal ascenso
que desaparece.

El altar del santo se está quemando
cada segundo es una petición
que entierra mis rodillas,
encorva mi espalda
y baja mi cabeza.

El altar de santo se está apagando
nadie lo enciende.
Los puños duermen bajo tierra.






¡HOLA, DOLORES!


Escribo desde las flores anémicas del cementerio.

Desde el vientre alterado
por la cafeína del TEA
sin limón y sin azúcar.

Desde los amores no consagrados.
Desde aquellos inconclusos.
Desde otros clandestinos
que refrescaron con sus ganas
la tierra seca y compacta
de un matero viejo.

Escribo desde un Japón que nunca llegó:
Dōmo arigatōgozaimashita
                                                                                                          
Desde la distancia sembrada en el sofá
haciendo sorbos de manzanilla
cuyas manos en taza sabotean temblorosas.

Desde la orfandad de la pregunta sin respuestas.

Desde la duda, la omisión,
que son otras formas de miedo y crimen.

Desde imbatibles espectros atrincherados que lanzan granadas
entre líneas visibles.

Desde la confesión
donde el secreto asustó con sus caras
esqueletos que nunca volvieron.

Desde el secuestro.

Desde una ciudad y un país
en valses de psilocibios.

Desde la pose pagana de hermosos lechones
brotados en el conuco con libros en la boca
soñando la brasa idólatra.

Desde Cloto, Láquesis y Átropos.

Escribo desde el merengue,
la cerecita,
porque nadie percibió en sus mordiscos
la oruga asfixiada en el centro del pastel.

© Enrique Salustiana




45˚


Inclinados.

Tu peso,
calor y frío.

Ubicua
desde tus labios:
                                                           Bebes la boca.
                                                           Haces nido,
                                                           clavo a la herradura.


Aviva el viento que consume la vela.
Recogidos en el pocillo,
derretidos.

Arribo con tus tejidos en los dientes.

Te viste mi sudor.

Sangrantes,
sisados,
con las pupilas dilatadas.

Guardados.

© Enrique Salustiana




HINCADO


Brizna caída de tu cuerpo
teje alfombras
que ya has barrido,
estancia habitada en fragmentos.

Sombras de vela, mariposa y libro,
vino, manzana y calavera.

La música viste agotada
tus andanzas dormidas en el sofá.

En el aire tu hebras.
En mi cuerpo,
tus hebras.
¡En mi boca tus hebras!
¡Cuánta inevitable agresión!
¡Cuánto desorden, polvo y redundancia
para hablar de golpes
en clave de taxidermia!...

…acelerándolo todo,
                                               y nada,
                                                                       y algo,
                                                                                              y todo.

Tiempos de crimen impune.
Llanto y grito
mudos,
hincan sus dientes.

Me hinco.








Enrique Salustiana
Nace en Caracas en 1971.
 Poeta. 
Egresado de la Escuela de Artes de la UCV, Mención Artes Plásticas. 
Master Multimedia. 
Diseñador Gráfico.
 Postproductor Audiovisual y Guionista. Director Creativo en Cheikon Studio.
 Integrante del grupo de poesía de Edda Armas El Ojo Errante.
 Autor de los poemarios inéditos I Can’t Believe It’s Not Poetry,
 Columpio, 
Plomo Parejo, 
Asomado, 
PixeladoRompa el vidrio en caso de emergencia, Bot-k: el robot poeta y Crónica Caníbales.





foto y diseño : Alicia Gallegos



viernes, 13 de junio de 2014

ALICIA GALLEGOS/ Carrera artística

ALICIA GALLEGOS



Nació en 1959, en  Morón. Provincia de Buenos Aires. Argentina. 
Se desempeñó como editora independiente.
Creó y dirigió las revistas Big BangLa Hoja de AliciaL. and G.
Algunos de sus poemas han sido publicados en revistas literarias  y blogs. 
Ha sido traducida al inglés, al francés y al brasileño.
Coordinó  Talleres de Escritura y Ciclos de Poesía.

Sus libros publicados

Imagen
Editorial  P.O.E.M.A.S . Valladolid. 1995

Reunión
Alicia Gallegos Ediciones. Buenos Aires-París. 1995

Breves
Alicia Gallegos Ediciones. Buenos Aires. 2000 

UN RAYO QUE NOS HAGA PARPADEAR
Colman & Colman. Buenos Aires. 2019

Sus blogs (donde publica a poetas del mundo)

Cinco minutos antes del tornado
http://aliciagallegoseditora.blogspot.com/ 
  
Poeta zen






Ciclos de Poesía
2001.Coordinó con el poeta Rolando Revagliatti y Griselda Garcia en el barrio de Flores-

2001.Creó, coordinó y dirigió el Ciclo de Poesía "JUANA; LA úNICA" en el tradicional barrio de San Telmo.
En  Blablá-up-arte /Estados Unidos 862 (entre Tacuarí y Piedras)con micrófono semi-abierto,
mesa de publicaciones de distribución gratuita, cena con amigos. Contó con la presencia de:Teresa Arijón, Bárbara Belloc, Mariana Docampo, Jorge Smerling, Ana Guillot, Esther Pagano, Carlos Paz, Leonardo Martínez, Daniel Grad, Graciela Caprarulo, Iván Segarra Baéz, Rolando Revagliatti, Fernando Kofman, Silvia Pastrana, Marta Cwielong, Omar Luís Bondoni, Gerardo Diego, Irene Gruss, María del Carmen Colombo, Sara Cohen, Carlos Battilana, Samuel Bossini (Pablo Narral) , Claudia Schvartz, Gabriela Bejerman


2000 CICLO DE POESÍA LEYENDO EN LA COSTANERA 
Sobre una idea de Alicia Gallegos.Coordinación con Griselda Garcia y Pico Manfredi 


Organizando detalles previos : Pico Manfredi, Alicia Gallegos, Griselda García en Costanera Sur






sus  REVISTAS.
REVISTAS DE POESÍA QUE EDITÓ DURANTE LOS 90´

REVISTA "LA HOJA DE ALICIA"

REVISTA "LA HOJA DE ALICIA"

REVISTA "L. AND G. "

COEDICIÓN "LA HOJA DE ALICIA" Y "L.AND G."

REVISTA LIBRO "BIG BANG"
REVISTA BIG BANGAño I  Número I  Primavera 1995 
Poemas de :
Rafael Bielsa,Enrique Blanchard, Dolores Canestri,
María del Carmen Colombo, Simón Esain, Dolores Etchecopar, 
Diego Gándara, 
Amadeo Gravino, Ana Guillot, D.G. Helder,
Miguel Angel Lens, Wenceslao Maldonado,
Hilda Mans, Carlos Nuñez,
Enrique Puccia, Mirta Rosenberg,
Roberto Sanchez, J. Seafree, 
Patricia Severín, Narenderpal Singh, María del Carmen Suarez, 

Juan D. Torchiaro, Rafael Vazquez, Eduardo Waack. 
Arte : Robert Scouvart
Dirigida y Editada por : Alicia Gallegos . Buenos Aires .Argentina







UNA CARTA DE JORGE LEONIDAS ESCUDERO


DEDICATORIA






EL PRIMER LIBRO y otros QUE EDITÓ ( COMO EDITORA)



UNO DE LOS 4O LIBROS QUE HICE COMO EDITORA



Autores publicados por Alicia Gallegos, en 
Colección de Poesía "Octubre en París", 
Colección de Ensayo y Narrativa "El umbral del jardín " y Colección " Octavo Boulevard"

Pepa Acedo (española )
Rafael Altamirano Ninalquín
Luís Alberto Ambroggio (residente en EEUU) 
Jacques Canut (francés, residente en Francia)
Susana Cattáneo 
Simón Esaín 
Rafael Freda
Diego Gándara
Néstor Latrónico
Miguel A. Lens, 
Wenceslao H. Maldonado
Rafael Marín (español, residente en España)
Kato Molinari
Rolando Revagliatti
Ruíz Quiroga
Zulma Sosa
J. Seafree (español, residente en España)
Lina Lobos
Juan Carlos Pellanda
Leopoldo Real de Azúa
Javier Tanoira
Juan Domingo Torchiaro
María del Carmen Colombo
Griselda García

Entre 1992 y 2003, se  publicaron 42 títulos; 
además de las revistas de poesía La Hoja de Alicia, Big Bang 
y L. and G.


BLUES DEL AMASIJO de MARIA DEL CARMEN COLOMBO

SUR DE CRUZ de JACQUES CANUT





MUSA INTERVENTORA  de SIMÓN ESAIN



POEMAS DESTERRADOS  de LUIS ALBERTO AMBROGGIO

POEMAS NEOYORKINOS de NESTOR LATRONICO

UN JERÓNIMO DE DUDA de KATO MOLINARI

MUJER MEMORIA DE OTOÑO de PEPA ACEDO
CON PROLOGO DE MARÍA KODAMA

TIERRA INTRANQUILA de WENCESLAO MALDONADO



AROLÁ de MIGUEL ANGEL LENS


EL HOMBRE HERIDO de WENCESLAO MALDONADO



CHOCOLATE DEL MAR de J. SEAFREE


JASCHOU de MIGUEL ANGEL LENS



ACERCADEL MIEDO de JUAN DOMINGO TORCHIARO
CON CONTRATAPA DE LILIANA DIAZ MINDURRI

MUNDO TENAZ de RAFAEL FREDA

CONO de JUAN CARLOS PELLANDA















EL ARTE DE CAER de GRISELDA GARCIA

MAYO DE 1989 de SIMÓN ESAIN

ODA ENSIMISMADA de LUIS ALBERTO AMBROGGIO

ADREDE BREVE de JUAN DOMINGO TORCHIARO

CELULOIDE :TOMA 2 de ROLANDO REVAGLIATTI

COSAS DE ALLÁ, DE MÁS ALLÁ de JACQUES CANUT

EL ESPEJO INFIEL de JACQUES  CANUT

NIÑOS EN DÍAS DE PLAYA de LEOPOLDO REAL DE AZUA





GITANO, UN HERMANO DISTINTO de JUAN CARLOS PELLANDA
CON CONTRATAPA DE EUGENIO RAUL ZAFFARONI


CUADERNO ROJO de JAVIER TANOIRA
CON PROLOGO DE DIEGO VINIARSKY

SINO TU SOMBRA de DIEGO GÁNDARA



















Sus LIBROS PUBLICADOS








                                           

             https://aliciagallegospoeta.blogspot.com/2019/06/todo-sobre-mi-libro-un-rayo-que-nos.html



ALGUNAS FOTOS DE  EVENTOS


PRESENTACIÓN DEL LIBRO " GITANO, UN HERMANO DISTINTO "    DE IZQ A DER. : ALICIA, ALGUIEN DE LA UBA, EL ESCRITOR GITANO JORGE NEDICH, RAUL EUGENIO ZAFFARONI




CON WENCESLAO MALDONADO


EN EL CICLO DE POESÍA "JUANA, LA ÚNICA" QUE COORDINó EN SAN TELMO





ADOLFO ADARO, NESTOR LATRONICO, WENCESLAO MALDONADO, MARÍA DEL CARMEN COLOMBO, ALICIA GALLEGOS, GRACIELA GONZALEZ PAZ


CON EL ACTOR FRANCÉS MAURICE JOUVET Y LA DIRECTORA DE LA ALIANZA FRANCESA FANNY DUVCOSKY